Santuario di Montevergine
Campania, Mercogliano, Avellino

L’Abbazia di Montevergine è il più noto e venerato santuario mariano della Campania, meta di pellegrinaggi da ogni parte d’Italia. Secondo la leggenda, il santuario fu inizialmente eretto nei pressi di Avellino da san Vitaliano intorno al 700; andato poi in rovina, fu riedificato nel 1119 nel luogo in cui oggi si trova da san Guglielmo da Vercelli che, ritiratosi in preghiera su questo monte, attrasse molti pellegrini desiderosi di divenire suoi discepoli; nel 1126 venne consacrata la chiesa.
Il Santuario ha una pianta a croce latina con tre navate. La struttura della Basilica Antica, conservata quasi intatta, risale al XVII secolo. In fondo alla navata centrale vi è il presbiterio e su di esso l’altare maggiore, realizzato con materiali molto preziosi. A sinistra dell’altare troviamo la Cappella della Schiodazione che prende il nome da una tela di Rubens collocata qui nel Seicento che però scomparve dopo la sostituzione con la copia; la Cappella del Santissimo, che chiude la navata di destra, in cui vi sono il baldacchino romanico cosmatesco del XIII secolo, il tabernacolo e il mausoleo quattrocentesco di Caterina Filangieri, contessa di Avellino. Vanno ancora ricordate la Cappella del Crocifisso, edificata nel XIII secolo, che conserva un crocifisso del 1710 e presenta uno stupendo altare napoletano del 1628, e la Cappella del Torrione, alla quale si accede dalla scalinata che i pellegrini salgono in ginocchio. Anche la sala degli ex voto è degna di interesse.
La facciata, realizzata alla fine del XIX secolo, fu inaugurata nel 1901, anno in cui l’edificio sacro fu elevato a dignità di basilica, e presenta un doppio ordine sovrapposto: quello inferiore, in stile ionico, con tre arcate ornate da colonne e pilastri, e quello superiore, in stile corinzio, con loggia papale ornata da balaustra marmorea.
La Nuova Basilica, realizzata tra il 1952 e il 1961 in stile romanico ha una struttura a tre navate, il soffitto a cassettoni con doratura in oro zecchino e il pavimento in granito semilucido. In fondo alla navata centrale vi è il presbiterio, e su di esso due matronei. Addossato alla parete di fondo si innalza il nuovo monumentale trono dove è stata posta l’immagine della Madonna, una pittura del XII secolo.
Curiosità
La storia dell’icona di Montevergine è avvolta dal mistero e molte leggende si sono susseguite nel tempo attribuendo l’immagine a vari autori. Dal Seicento si diede credito alla leggenda che voleva tale icona dipinta fino al petto direttamente dalla mano di san Luca a Gerusalemme, esposta poi ad Antiochia e infine trasportata a Costantinopoli. Durante l’VIII secolo, in seguito all’insediamento di Michele Paleologo sul trono di Costantinopoli, l’imperatore Baldovino II, in fuga, avrebbe fatto recidere la parte superiore del quadro con la testa portandola con sé durante il suo esilio, e salvandola dalla sicura distruzione da parte degli iconoclasti. L’immagine del volto della Madonna sarebbe così giunta, per via ereditaria, nelle mani di Caterina II di Valois, che dopo averla fatta completare da Montano d’Arezzo, nel 1310 l’avrebbe donata ai monaci di Montevergine, facendola collocare nella cappella gentilizia dei d’Angiò.