Sacro Eremo di Camaldoli

Toscana, Camaldoli, Arezzo

Il complesso è costituito da due edifici. L’eremo, con le poche celle per i monaci, risale all’inizio dell’XI secolo, voluto da san Romualdo, monaco benedettino fondatore della Congregazione di Camaldoli. Il monastero, più aperto al mondo esterno, fu costruito alla fine del X secolo dal conte Maldolo e poi donato a Romualdo. Fin dalle origini vi vennero ospitati i pellegrini, ma vi giungevano anche studiosi da ogni parte d’Italia, essendo il monastero sede di un’Accademia oggi ancora attiva.

L'Eremo è formato da piccole case isolate, dove il monaco si dedica alla preghiera. La chiesa al centro dell’Eremo, dedicata a san Salvatore Trasfigurato, ha origini medievali ma è di stile barocco e ha una facciata con campanili binati. L’edificio duecentesco aveva una sola navata, con il tetto a capriate, chiusa da una piccola abside e divisa in due vani: in uno vi erano l’altare maggiore e il coro, nell’altro il coro dei Conversi. Nei secoli venne più volte restaurata e l’attuale forma barocca risale al periodo 1575-1669.
Nel monastero del Cinquecento, sede di attività culturali, ci sono una ricca biblioteca, una farmacia arredata con mobili dell’epoca e una foresteria in cui sono accolti i pellegrini. La Chiesa dei santi Iliariano e Donato, in stile barocco, conserva dipinti di Vasari e un affresco di Sante Pacini.

Curiosità

L’Eremo è una costruzione architettonica sorta con la nascita dell’Ordine Camaldolese. Le celle dei monaci, dette lavre, che costituiscono un ordinato villaggio, sono in tutto venti e sono disposte su cinque file, divise da viali che corrono paralleli tra loro. Nelle celle i monaci eremiti trascorrono la maggior parte del loro tempo, impegnati nel lavoro, nello studio e nella preghiera.
Ciascuna cella, che ha una struttura a chiocciola, la forma migliore per proteggere i monaci dai rigori del clima, è dotata all’esterno di un portico e di un orto per la coltivazione di ortaggi e di fiori. All’interno di ogni cella si trovano uno studiolo, una libreria, un letto, un piccolo altare e una fonte di acqua perenne. Una finestrella mette la cella in comunicazione con l’esterno e serve al monaco per ricevere le vivande.

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